Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 411 — |
Lo vide appena, e Bianca si levò in piedi, come le fosse rinata la speranza: ma la prima parola del prete, le tornò a stringere il nodo che le faceva l’angoscia.
«Bianca... come? — diceva egli — e tuo marito?
«È morto — rispose per essa donna Placidia: — lo hanno ucciso i Francesi.»
Don Marco giunse le mani: stette pensoso un istante, forse dubitando che tanti guai non fossero possibili così a un tempo; forse avvisando a quel che poteva fare per la sventurata: poi disse a donna Placidia: «allora l’accompagneremo a suo padre.»
«Ah no...! no! — esclamò Bianca; ma il prete interruppe:
«E vorresti rimanere qui, dove gli infelici sono già tanti?»
Bianca chinò gli occhi, assentendo coll’animo al volere di don Marco: il quale rientrò in casa, a dire a Marta e a Tecla che non si movessero, che avrebbe raccomandata la casa ai Francesi amici di Giuliano; che sarebbe presto tornato; poi rivenuto a Bianca, se la prese in mezzo con donna Placidia, e mossero verso il vicolo, che metteva al ponte.
Arrivavano in quella i Francesi, sempre con quei suoni e con quei canti, scoppiati nell’istante che la signora Maddalena era spirata. Un corteo di cavalieri, raccolti a piè del colle su cui sorge il castello, parevano star a vedere i soldati, che andando a porsi a campo oltre il borgo, passavano dinanzi a loro, col trionfo negli occhi. Ma in verità, da quel posto, miravano la campagna e i colli, su cui avevano combattuto il giorno prima; maravigliati del come gli Alemanni avessero abbandonate le inespugnabili strette del borgo, e facendo i conti al sangue, che sarebbero loro costate per conquistarle.
Don Marco si accostò senza tema a quei cavalieri; e da uno di essi si fece dire qual fosse il capo.
«Siete il curato di questo borgo? — chiese questi con brusca maniera, vedendosi il prete dinanzi colle due donne.