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Esplorando coi cannocchiali la valle, essi avevano visto alcuni uomini armati di schioppi, entrare ed uscire dal convento dei Minori Osservanti, lontano di lassù meno che un miglio; e accompagnati da frati che spiccavano bruni sul tufo biancheggiante dei colli, quegli uomini andavano e tornavano con portamenti sospettosi.

«Spacciate una compagnia a quel covo di ladri laggiù! — diceva il capo della brigata, levandosi il cannocchiale dall’occhio e segnando con quello il convento: — fucilino quanti coglieranno armati, monaci o villani. Le donne, i vecchi, i fanciulli, se ve ne saranno, guai a chi torce loro un capello!»

Un cavaliere partì come un razzo, a far l’ambasciata.

Quel fiero comando, quel pronto obbedire, posero don Marco in gran turbamento.

«Faranno davvero? — chiese egli a Giuliano spasimando la risposta.....

— Sicuro! — rispose Giuliano — ma non dubiti, correrò io al convento......

«Bravo! — proruppe don Marco — io t’accompagnerò.....

«Che! bisogna andar cauti, chè costoro non sono gente da pigliar a gabbo. Piuttosto ella se ne vada giù nel borgo, persuada gli anziani a mostrarsi amici ai Francesi. Fra poco arriverà il grosso dell’esercito che lasciammo a due miglia di qui.....: vada, ma cauto, le ripeto; al convento ci penso io.»

Mentre essi parlavano, la cavalcata s’era tolta dal poggio; i colli si coprivano di fuochi; e i repubblicani cominciavano a cantare la Marsigliese, salutando la sera e la vigilia d’una battaglia odorata nell’aria.

Don Marco pareva ringiovanito, e separandosi da Giuliano, si fece promettere che si sarebbero riveduti nel borgo. Il giovane partì; pigliando cautamente la via dei boschi, e ora giù per una ripa, ora su per una costa, giunse vicino al convento, certo d’avere fatto assai presto. Ma udendo, nell’arrivare, a un trar di schioppo, un