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chiesa di D... se la discorreva col genero, che gli aveva fatto riporre il muletto da quel suo servitore, il quale diveniva sempre più afflitto e taciturno, a misura che gli pareva di vedersi dar ragione dal tempo, su quel matrimonio riuscito male. Aspettavano essi che la sposa uscisse di là dentro, dove non erano che due altre donne, inginocchiate lontane tra loro, quasi fossero state gelose di non far indovinare l’una all’altra, la grazia che chiedevano al cielo. L’Alemanno non aveva detto parola sul fatto della sera innanzi, e il signor Fedele non era stato sì matto da entrargliene; anzi temendo d’esservi alfine tirato, finse di spazientirsi del vedere la figliuola star tanto in chiesa; e chiese licenza di salire dal pievano, per una ambasciata che disse d’avergli a fare. Dando gli ultimi tocchi ad un suo disegno, fatto lì per lì, s’avviò frettoloso al presbiterio.
Don Apollinare aveva finito allora la colazione, facendosi dire da Mattia, la terza o la quarta volta, quel che gli era seguito in tanti mesi; e parlando di Giuliano, tanto gli tirava su le calze colle dimande, che il sagrestano per ricattarsi di quella noia, pigliava un diletto crudele a narrargli quanto il giovane fosse ben voluto dai Francesi. Accertava che egli non era buono a far male a un pulcino, ma mostrava di conoscere certi suoi sdegni, certi nemici che l’avrebbero visto all’opera, se mai gli riusciva di tornare a D..., con una mano di quei Sanculotti, i quali parevano pronti a servirlo in ogni suo volere. Il pievano avrebbe voluto mentir per la gola Mattia, delle lodi che dava al giovane; ma sentendosi il cuore appeso a un filo, si ratteneva; e si sarebbe acconciato a barattare i panni con lui, se coi panni avesse potuto pigliarne la sicurtà, e la buona grazia che egli mostrava d’avere da Giuliano.
Donna Placidia ascoltando anch’essa quei racconti, se ne stava colle mani appaiate fra le ginocchia, cogli occhi nel fratello tra pietosa e annoiata: e pensando che i Francesi potevano capitare dall’oggi al domani; la-