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vero; lassù i miei amici combattono, ed io sto qui inoperoso! Ma questi sono tutti luoghi fatti a posta perchè gli uomini vi si ammazzino tra loro; e un palmo di terra per esservi sepolto, ve lo posso trovare anch’io da oggi a domani. Così resta finita ogni cosa.» Assorto in questi pensieri, egli non aveva badato ai due strani cavalieri, che venivano su per la via torta del castello; e non li vide se non quando furono lì, per arrivare sulla spianata. All’agitarsi delle loro mani levatesi a salutarlo; alla vista del padre Anacleto, che gli sorrideva con aria paterna il sangue gli andò da capo a piedi come un fuoco; dovè fare uno sforzo per rattenersi dal maltrattarlo; e toltosi dal muricciolo, aiutò lo suocero a smontare, ma al frate non disse nulla, nè lo guardò punto.

«O che non mi conosce più? — sclamò questi stendendogli la mano. Allora l’Alemanno si fece più torvo, e rispose asciutto: No!

«Come! — disse il signor Fedele, guardando il genero ma dal naso in giù soltanto, perchè fissarlo negli occhi non avrebbe potuto: — che non conosciamo più il padre Anacleto?

«Che siamo già sulle baie così di buon’ora? — aggiunse il frate, sul medesimo tono del signor Fedele.

«Io, — gli rispose l’Alemanno severo — non credeva mai di trovare in Italia un frate della sua sorta. La prego di lasciarmi in pace.»

E preso il suocero pel braccio, lo trasse con sè. Questi teneva la testa bassa più che non la tenesse il muletto che si menava dietro a cavezza; e quando osò alzarla un tantino, fu per dare alla sfuggita un’occhiata al frate, quasi per dirgli che per carità se n’andasse. Non gli pareva manco vero di non sentirsi anch’esso scacciato; e gli si accaponì la pelle, quando il genero di su la soglia della chiesa, additandogli Bianca inginocchiata dentro gli disse: «Essa è là, ma in questo momento non prega per me!»

Non sapendo che rispondere a questo lamento, il si-