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fronde, e di queste si mise a fare sul capo dell’infelice un poco di rezzo. La signora capiva, e stando sempre col capo appoggiato in sulla spalla di Marta, cogli occhi chiusi, tendeva la mano per ringraziarlo, non si sentendo di potergli parlare. S’adoprava egli in questo fatto con gran cura, quando vide comparire il padre Anacleto: solo, mogio, curvo sull’asina; non gli sarebbe bisognato altro che cavalcare colla coda di questa fra le mani, per parere invece che da D..., tornato dalla berlina.

«Oh! il Signore ci manda quel buon frate» bisbigliò Marta cui s’allargava il cuore, e affrettava col desiderio il passo dell’asina che era assai lento; ma il frate venuto innanzi, passò senza badare al calesse, e forse anche senza rammentarsi della storia del Samaritano.

«Sorte che il Signore ci ha fatto un buon par di braccia anche a noi! — disse Anselmo — che se no costui non ci darebbe una mano, manco a pagarlo...!» e avendo finito di intrecciare le frasche, tornò a sedersi al suo posto e il calesse ripigliò la via.

Di là ad un’ora, Anselmo fermava il cavallo sul piazzale della signora Maddalena, che sarebbe stato affollato da quanti vedevano quel ritorno e offrivano servizio; se Marta non avesse pregato la gente di starsi, perchè non era nulla. E la gente si ratteneva rispettosa, ma andava pel borgo a spargere la mesta novella della signora.

Tecla che se ne stava in sala dove s’era seduta il mattino nè si era più mossa, sbigottita della propria solitudine; udito il rumore delle ruote, corse verso l’atrio, di che animo si può immaginarlo. Il suo primo pensiero fu che la signora avendo incontrato tra via Giuliano, se ne rivenisse con lui; ma ohimè! la vide come era abbandonata sulla spalla di Marta, e le parve morente. Se non proruppe in un grido, fu perchè la fantesca glielo spense coll’atto della mano; e la povera signora fu portata da loro, da Rocco, dalle persone amiche arrivate affannose, nel proprio letto. Vedeva, udiva, avrebbe potuto parlare, ma provava una dolcezza ineffabile, a la-