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E la menava dentro, lieto di quella ventura, parendogli di essere da colono diventato gastaldo copioso d’averi per i belli occhi di lei; e già pensava alle cento cose che avrebbe fatto mentre che la signora sarebbe rimasta lontana; ed in cuor suo tornava ad augurarle la buona andata.

Questa in verità non poteva da principio essere migliore, e il sole s’era alzato di poco, che già il calesse aveva oltrepassata la terra di R... intorno alla quale giostrava una grossa banda d’Alemanni, che sciupavano i prati altrui, immollandosi nella guazza a procacciarsi doglie per la vecchiaia. A un certo punto dove l’aspetto della via era più selvaggio, sorgeva su d’una roccia un pilastrone, nel quale era cavata una nicchia, e un pennello onesto vi aveva dipinto una Madonna Addolorata, che sovrastava ad un viluppo di fiamme e di teste, messe là dal pittore a spasimare nel purgatorio. Quella dipintura sta anco ai dì nostri, che par fatta ieri; e gli abitanti della terra non vi passano dinanzi senza inchinarsele, pensando che in età più tristi toccò chi sa quanti cuori di ribaldi, che facevano guerra alle strade.

Là le viaggiatrici si abbatterono in due personaggi che venivano cavalcando dalla parte di C..., ma non erano due ribaldi; bensì uno frate francescano su d’un’asina lenta, l’altro gentiluomo su d’un muletto, che pareva stizzito d’essere tenuto a paro e sì tardo con quella.

Costoro si scansarono per lasciar largo il passo al calesse, e il gentiluomo alla vista di chi vi era dentro, diede un guizzo, arrossì, nè potè stare che passando oltre non si recasse la mano al cappello. Il frate salutò chinando la testa reverente.

«Oh! oh! — sclamò Anselmo — son mattinieri il signor Fedele di C..., e il predicatore che avevamo a D..., la quaresima passata!» — E girata un tantino la gota sulla spalla, e tenendo un occhio al cavallo e l’altro alla signora Maddalena, soggiunse: — «Forse il signor Fedele va a visitare quella sua figliuola maritata ad uno di quei generali Alemanni, che abita in castello...»