Pagina:Abba - Le rive della Bormida.djvu/334


— 328 —


«Lo so! Lo menerebbero piuttosto contro i Francesi, a dar di volta solo a vederli ballare la carmagnola, come hanno fatto in maggio costassù, dalle parti di Garessio.

«Spero generale, che per questo voi non vorrete avere i miei compaesani in conto di vili! — disse Giuliano con calma mirabile e con gran sicurezza: — e voi sapendo la storia, m’insegnate che essi sono i discendenti di quei Liguri, che i Romani vincitori da pertutto, non hanno mai potuto domare per bene!

«Lo sappiamo! — entrò a dire il colonnello, parlando la lingua italiana, con accento italiano, e levando allora soltanto il capo dalla carta, su cui era venuto studiando tutt’occhi con Dumorbion: — ma se invece di declamare le pagine vecchie della vostra storia, voi italiani badaste a farne scrivere di nuove e gloriose, meglio per voi, per noi, per tutti!.... — E qui mutando il linguaggio in francese, e voltandosi al vecchio Dumorbion, proseguiva: — Cittadino generale, questo giovane viene a parlarvi in nome de’ suoi compatrioti....?

«No — rispose Giuliano, non aspettando d’essere interrogato, e parendogli d’aver trovato a dar di cozzo in un uomo a modo suo: — io vengo da per me, a chiedere uno schioppo....!

«La repubblica francese — disse il generale — porta ai popoli libertà e pace, e ve lo darà.

«Ma se ho bene inteso, — tornava a dire il colonnello — questo giovane è medico: cittadino generale, non lo potremmo adoperare più utilmente colla sua professione?»

E Dumorbion a Giuliano, facendo suo questo pensiero: «benissimo! Giovinotto un posto di chirurgo vi garberebbe?

«In quanto a me, — rispose Giuliano — quello in cui vi sembrerò più utile, ed io lo farò.

«Sta bene! Voi sarete scritto tra i nostri chirurghi, e darò ordine che vi si provegga di un foglio di libero passo, in mezzo a noi. Cittadino capitano, fategli gli onori