Pagina:Abba - Le rive della Bormida.djvu/327


— 321 —

nati al messo, che se li lasciò porre in mano, senza mostrare d’essere contento, come anch’oggi usa dalle sue parti, dove i manciaioli non sono mai paghi, nè ringraziano mai di nulla. Tuttavia profferì i suoi servigi per ogni caso, e accommiatatosi se n’andò accarezzando fra il pollice e l’indice le belle monete che aveva in tasca.

Rimasto solo, Giuliano rilesse due o tre volte la lettera di sua madre; e sebbene gli si destasse in mente una guerra di dubbi fortissima, a poco a poco si quetò nella promessa, che di là ad una settimana sarebbe venuta. Così gli aveva detto il messo, ed egli quasi per sincerarsi della verità, volò col pensiero a sedersi vicino a lei. Se la immaginò in tutte le guise, sana, inferma, malinconica, lieta; parlò con essa e con Marta di mille cose, e la presenza di quella giovinetta che l’ortolano aveva menzionata, e che di certo era Tecla, finì di metterlo in pace. Perchè gli parve che se qualcosa di guasto fosse stato laggiù, Tecla non era cuore da tenerglielo celato; e gliene avrebbe mandato a dire per via dell’ortolano stesso, o spacciando il proprio padre. Con questi pensieri gli veniva soave nella fantasia la vista di sè stesso e della famiglia in tempo non lontano; in cui quella fanciulla teneva luogo di sposa a lui e di figlia alla signora Maddalena: una visione su per giù come quella avuta a D... il dì che sua madre era andata a chiedere per lui la mano di Bianca. Vedeva Marta affaccendata correre di qua e di là per la casa, col viso lieto mostrato in quel giorno, poichè egli le aveva detto che stava per isposarsi: e sua madre gli pareva contentissima di Tecla, tirata su da lui, e già colta e gentile come donna allevata nel miglior casato, che si potesse pensare. Soffermatosi a lungo in queste immaginazioni sorrideva come chi accarezza un disegno; e tornava a pensare alla degna opera che sarebbe stata quella di menare per donna una contadina; alla dolcezza di istruirla, di educarla, di vederla crescere come fiore selvatico trapiantato in un orto a prosperare; si compiaceva a figu-