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la via della montagna, a due ore di qui si varca il confine della repubblica di Genova...: là ti riposerai a tuo agio... Non dirmi di no, perchè sono tua madre, e te ne pentiresti tutta la vita... Rocco verrà con te, danari in casa ne abbiamo...; o Giuliano, quella bella riviera vicino a Savona...! Io vi passai con tuo padre una volta, e mi rimase negli occhi quel paradiso! Dammi la consolazione di vivere alcuni mesi teco, in una di quelle casette, sorridenti... affacciate tra quei cigli di rupi, tra gli aranci e gli olivi, col mare in vista e il cielo! Sì, sì, Giuliano, tu la cercherai una di quelle casette; non baderai a spese, e vedrai, come vi staremo bene...: accontenta tua madre, perchè da un giorno all’altro..., mi sento vicina a morire...!»

Non le sarebbe bisognato che quest’ultima parola, per avere da lui tutto quello che bramava. Al pensiero di doverla veder morire un qualche giorno; Giuliano si era sempre sentito come un navigante, che rotta la nave in mare per fortuna, fosse sbattuto dall’onde sovra uno scoglio; e là, solo, assiderato, di notte, sentisse una voce tuonar dall’abisso: «tu aspetti il sole, e il sole non spunterà mai più!» Questa immaginazione lo assaliva di quando in quando, e durava fatica a torsela dalla mente; sicchè molte volte ne aveva pianto. Adesso udire quelle parole dalle labbra di sua madre, e dire addio a Torino, ai compagni, ad ogni disegno fatto, fu un punto solo, e rispose:

«Partirò.

«E che il Signore ti benedica! — aggiunse essa, e strettosi al seno quel suo unico amore, lo baciò e ribaciò, come non aveva più fatto da quando era bambino. Poi salì con esso nella sua stanza, dove gli diede quant’oro aveva in serbo.

Marta, che s’era tenuta in disparte, e aveva inteso il discorso di donna Placidia, e quello della signora; aveva fatto presto a correre da Rocco, ma non per dirgli che andasse a Santa G..., a ripigliar Tecla; bensì che venisse per accompagnare il signorino sul Genovesato.