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La signora Maddalena provò una stretta dolorosa al cuore, pensando che quelle parole toccavano in parte anche lei; e subito chiamò Marta. La quale umiliata dall’onesto dire del giovine, stava così ristretta in sè e confusa, che pareva frugasse chi sa in qual fondo della sua coscienza, e non vi trovasse tanta sicurtà da farsi avanti. Ma la signora la chiamò una seconda volta; e come allo scricchiolar della scranna parve alla vecchia che si movesse per venirla a cercare, presentandosi sulla soglia, balbettò: «comandi.»

«Dite a Rocco, che prima di sera torni a Santa G..., e rimeni qui la figliuola.»

Giuliano pensava intanto a quell’ultima volta che aveva vista la villanella sul prato a ricogliere la tela; e quel canto malinconico alla rondinella, gli tornava nell’orecchio e nell’anima, come uno dei più soavi ricordi della sua vita. Oh! quanto gli si erano mutati i casi da quella volta! E l’immagine di Tecla, mescolata alle sue rimembranze d’amore, gli riusciva cara, come a dire un fiore, un nonnulla avuto dalla donna amata; che lo si serba, lo si contempla, lo si porta sul cuore, e fin si pensa di farlo mettere nella bara, la quale nelle mestizie della giovinezza, torna così spesso e così desiderata alla mente. La signora Maddalena poi, pensava anch’essa a Tecla, vi pensava con un desio strano; e se egli fosse uscito a dirle: «madre, voglio sposare la figlia di Rocco» forse gli avrebbe risposto: «se ti pare, domani.»

Marta apparve di nuovo sulla soglia, ad annunciare rimescolata, che qualcuno voleva la padrona.

«Chi è? — sclamò questa levandosi sollecita e correndo in sala.»

La fantesca le additò in fondo; ed essa attraverso l’uscio socchiuso, vide nell’atrio donna Placidia, turata nella sua guarnacca, a guisa di persona che volesse andare sconosciuta.

«Oh...! ma venga, venga oltre... — disse alla sorella