Pagina:Abba - Le rive della Bormida.djvu/277


— 271 —

parentado; del quale si sarebbe parlato lunghissimi anni in tutta la vallata; e dicendo era così lieto, che i quattro credevano ogni tratto, di vederlo buttarsi in terra, a far capriole. I foresi che tornavano dai vespri, colle bisacce ricolme di carni e di spezierie, pei desinari che solevano imbandire l’indomani, (essendo quel giorno la vigilia della Madonna degli Angeli, festa dei Minori Osservanti, e di tutta la vallicella dove sorgeva il convento); vedevano la brigata giuliva e ridevano, allentando il passo o affrettandolo, per rispetto a quei personaggi, nella gioia dei quali parevano avere anch’essi una particina. Padre Anacleto salutava alla buona; e via così accompagnato e riverito giunse al convento, se non sano, salvo.

Il cielo, a ponente, era colorato di quelle tinte, che i pittori chiamano calde; e parlano all’anima di tante cose dolci; e fanno parere che il sole, tramontato a malincuore, sia lì sempre per riapparire. Al po’ di luce riverberata dai tufi grigi dei colli che sorgevano di faccia al convento, il campanile spiccava nella selva scura che aveva a ridosso, e l’intiero edificio biancheggiando, faceva così placido invito, da invogliare della sua quiete il più felice uomo del mondo.

«Ed ora che mi avete accompagnato, ve ne vo’ dare un bicchiere, che mi direte come lasci l’ugola.»

Così disse il padre Anacleto, facendo atto di mettere i quattro giovani nel chiostro. E come questi si schermivano e mostravano di non voler entrare:

«No, no.... nessune cerimonie! — soggiungeva — qui comando io: e giacchè i padri stanno cenando, ed io per questa sera non ho nulla a vedere coi loro radicchi; così vogliamo fare tra noi un brindisi a questi colli, che danno i vini deliziosi; e ai contadini che mi portano quanto basta, per fare un po’ d’onore ad amici quali siete voi....

«Ma padre, — usciva a dire uno della comitiva: — non per rifiutare no, non vede? fa notte, e a C.... siamo aspettati....