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le loro allegrezze, non giungano nella stanza di damigella Maria. Essa e Margherita se ne stavano come due meschine, senza parenti nè amici al mondo, relegate dalla sventura in luogo solitario. Le voci e le risa dalla sala del banchetto, le percotevano come ventate furiose; e a misura che cessavano o tornavano a suonare, esse ripigliavano le loro querele.
«Ma tu, Margherita, non farai come Bianca no, nevvero? — diceva la cieca cercando colla sua mano attenuata e scolorita il capo della fanciulla. E questa non ebbe tempo di rispondere, perchè appunto uno scoppio di applausi fragorosi, le fece morire la parola sulle labbra. La cieca levò un istante il capo dal guanciale, porse orecchio quasi spaurita, poi rimettendosi a giacere, parlò basso a Margherita.
«Mi pare che si debba essere vicini al tramonto...?
«Sì — disse la fanciulla — il sole batte appena nel comignolo della casa di don Marco.
«Tua madre è morta a quest’ora.»
E i convitati a quell’ora erano ai brindisi del padre Anacleto; il quale aveva provocato quegli applausi con un primo discorso; e tutti avevano bevuto con lui alla salute degli sposi, cui pregò tante gioie e tanti figli, quante erano stelle in cielo e arene nel mare, stile da frate.
«Ora un secondo brindisi! — tuonava egli colla sua voce, fatta più poderosa dal vino e dall’umore allegro: — un secondo brindisi, e sia alla Francia immattita!
«Oh! — sclamarono i commensali interrompendo il frate con grandi risa: ma egli guardato un poco in viso ai più arditi; con occhi scintillanti, e reggendosi alla spalliera della sua scranna, proseguì sullo stesso tono:
«Sissignori! un brindisi alla Francia matta e ai suoi giacobini! Mi spiego. Se non fossero state le pazzie dei Francesi, questi gran gentiluomini sarebbero venuti quassù? No? E allora la coppia felice, in mezzo a cui seggo indegnamente, sarebbe? Giacobini alla vostra salute; non in questo, ma nell’altro mondo, se Dio vi perdonerà...!»