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vide apparire la signora Maddalena, sola, al buio; essa che dopo l’avemaria, non aveva posto piede fuori la soglia, forse da dieci anni. Temè che venisse a comandargli di pigliarsi in ispalla i bimbi, le masserizie, e Tecla e tutto, per andare in cerca d’altra casa e d’altri padroni; ma quando la udì domandare della sua figliuola con voce dolce, sebbene commossa, gli tornò il cuore a posto; e preso un lume la menò diritta nella cameruccia di Tecla.

Alla vista della padrona, la fanciulla aperse le braccia, quasi per dire: «sono qui, faccia di me quel che le pare!» E quella mandato via Rocco:

«O Tecla — le disse — tu mi vuoi bene nevvero? Dimmi una cosa; se io ti dicessi, bisogna che tu te ne vada per un po’ di tempo da qui... mi daresti retta...?

«Oh sì! — sclamò Tecla — anche subito... come piace a lei...!

«Io ti verrò a vedere qualche volta; ti farò condurre a Santa G.... in casa ai parenti di tua madre. V’è lassù una bella chiesa, sopra una vetta, tu vi andrai a pregare per me.... Non temere, di sulla porta di quella chiesa vedrai D.... e la mia casa e la tua.... addio.»

E prese le mani della povera giovinetta, le strinse con pietà grande; poi si tolse di quivi, perchè se vi fosse rimasta un altro poco, il singhiozzo l’avrebbe vinta.

Discesa a basso, raccomandò a Rocco di menare la figliuola in casa ai cognati ch’egli aveva a Santa G.... nè disse di più; che dallo sgomento le morivano le parole in bocca. Il buon uomo promise d’obbedire, senza chiedere il perchè, ma su per giù almanaccando, gli pareva d’averlo indovinato: e volle accompagnare la padrona quei pochi passi. Chi gli avesse visti a quell’ora, che era quasi di mezzanotte, forse avrebbe pensato che in quella casa fosse qualcuno all’ultime fiatate. Una quiete altissima regnava in quella parte del borgo, mentre in castello si vedevano molte finestre illuminate, e veniva di lassù un suono di strumenti; misto di quando in quando