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«Ebbene? Che guaio c’è? E dacchè quell’altra di C... si marita...: se il bene che Tecla gli vuole, servisse di sfogo a Giuliano.»

A queste parole, la signora Maddalena sollevò la fronte sdegnosa; ma d’uno sdegno sì alto, sì generoso, che alla vecchia parve di non avere visto mai nulla di più potente, a farle chinare gli occhi mortificati.

«E questo, — sclamò — questo, o Marta, è il più tristo pensiero che abbiate concepito dacchè siete al mondo; voi, che come io, avete un piè nella fossa!» E preso un partito, lasciando la fantesca a ingollare le parole che aveva detto, s’avviò sola, al buio, in casa di Rocco.

Là s’era rifugiata Tecla, sin dal primo apparire di Giuliano; senza che la padrona, o Marta avessero badato a lei. E chiusa in quella cameruccia, dove non aveva più posto piede da quella sera, in cui era salita a pigliarsi i panni, per andare a Torino alla ventura: pensava a Giuliano come ad una visione; pensava a Marta, che forse gli avrebbe detto, come essa fosse vissuta quei due mesi alla mensa della signora Maddalena; le veniva in mente quella fanciulla di C.... di cui aveva inteso parlare da don Marco; provava uno sgomento profondo della venuta del signorino, e insieme corruccio contro l’ingrata che non lo voleva più sposare. Oh! se la grazia di essere amata da esso, il cielo l’avesse fatta a lei! Qui arrossiva d’avere osato tanto pensiero; e in questa guisa, ora cadendo d’animo, ora levandosi, se ne stava rannicchiata là al buio; d’una cosa temendo su tutto, ed era che prima o poi la si venisse a cercare.

I suoi l’avevano veduta venir in casa così di furia che n’erano rimasti spauriti; ma già accostumati a menarle buona ogni cosa, dacchè pareva portata in palma di mano dalla padrona; non s’erano manco rischiati a chiederle che avesse. E tra quel fatto, e il ritorno improvviso del signorino, ondeggiando turbati; non osavano coricarsi, e stavano a quell’ora ancora in cucina.

Non è a dire se fu grande lo stupore di Rocco, quando