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sciogliendosi da quell’abbracciamento, di cui Giuliano pareva non potersi saziare; «ecco tua madre!» gli disse, e pigliatolo per la mano, lo trasse dolcemente in sala. Là egli, sbalordito, e quasi la stanchezza lo avesse colto improvvisa, si lasciò cadere di sfascio sulla prima scranna che gli venne tra piedi; e fissando la madre, e cogli occhi pieni di dubbio, d’allegrezza, di sbigottimento ad un tempo:

«Oh, mamma, — sclamò — credeva di non fare a tempo...! Ma che tempo? non è vero nulla non è...? Mi dica, fu un gioco, un inganno... che fu?»

A che dissimulare? penso tra sè la signora mentre Giuliano diceva; a che mentire, per dovergli poi dire domani quello che già sa? aperse le braccia in atto di chi sta per dare un grande squasso al cuore altrui, e insieme offre tutto sè stesso per confortarlo; e rispose:

«Ebbene? Tu, io, il mondo che ci possiamo? Leggi.»

E frugandosi in seno, cavò un foglio, spiegazzato forse in un momento di fiero travaglio; e lo porse a Giuliano. Quel foglio era di don Marco, il quale aveva scritto poche parole, per dire alla signora che si rassegnasse, e che Bianca si sarebbe sposata di quella settimana. Giuliano lesse agrottando le ciglia più e più ad ogni verso; e poi quasi riavutosi dalla sua spossatezza:

«Si sposi! — urlò balzando in piedi, bello d’ira improvvisa; — si sposi pure, e fosse già sposata! Ma che feci io di male al mondo, perchè da ogni parte mi si debba tirare addosso come ad un malfattore? Ah! marchesa di G... fu un gioco, un brutto gioco il vostro, e Ranza... aveva indovinato...! A quest’ora sono in carcere tutti!

«Ma che è questo? — gridò sbigottita la signora che in quelle parole non ci capiva nulla.

«Mamma, m’hanno mandato qua facendomi credere che ella fosse morente! La marchesa di G.... m’ha ingannato!

«Ah capisco! Allora essa ti ha campato da qualche gran guaio! — interruppe la signora, balenando di gioia