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dire parola, uscì di quella casa, dove gli pareva di sentirsi strozzare. La famiglia del cascinaio lo vide allontanarsi quasi fosse perseguitato da qualche nemico; e vide anche il padre Anacleto venir sulla soglia, e fargli dietro una croce, per mandarlo segnato e benedetto. Questi, rientrando, stava per fare le feste di quella sua nuova vittoria; quando tastoni, ansante, pallida come una morta, veniva giù della scala madamigella Maria.
«E voi — sclamava — voi avete scacciato Don Marco? Scacciate dunque me pure!» — E così dicendo faceva atto d’andarsene sola. Senonchè il cognato, il padre Anacleto, la stessa Bianca le furono attorno, e ingegnandosi di trattenerla, questa diceva:
«O zia, Don Marco se n’è andato da sè..., io gli dissi che farò quello che mio padre vuole, ed egli rimase contento che il Signore m’abbia illuminata....
«Illuminata! — diceva singhiozzando la cieca: dunque tu andrai lontana?... tu m’ingannavi?... Fu nulla tutto quello che io penai per te... o Bianca, Bianca!...» E presa tra le mani la testa di lei, le baciava i capelli, la fronte, la bocca, per tutto dove in quella angoscia le cadevano le labbra.
La fanciulla piangeva; il signor Fedele era quasi commosso; il padre Anacleto coglieva il modo di quetare la cieca, e diceva;
«Come! e tu Bianca non hai detto a tua zia, che lo sposo t’ha promesso di stare quassù; di far tua, se vorrai, tutta la valle; di riedificare il castello..., e tante altre bellissime cose? Datti pace Maria, tu starai sempre con essi, sarai l’angelo consolatore della loro casa; ma ora per carità non facciamoci intendere da lui; che potrebbe risentirne la sua salute.»
Damigella Maria, solo a udire che Bianca sarebbe rimasta sempre in C..., sebbene tutti quei giorni si fosse accostumata a fidarsi poco del padre Anacleto, si quetò un tantino; e disse che pigliava un po’ di tempo per