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Nella foga del dire, per poco non tese la mano ai capegli dipinti del Santo, scambiandolo per un vivo, ma subito la rattenne proseguendo: «San Francesco benedetto, tutta questa settimana e la ventura, dirò messa al vostro altare...!»

Ciò detto, si mise di nuovo su quella pietra, si recò in mano l’incannucciata che stava formando; e s’affrettò a terminarla cogli occhi sull’opera, e i pensieri nel barone ed in Bianca.

La quale rientrando nella palazzina, udì la zia e Margherita che parlavano tra loro in sala; e pur vergognandosi vinta dalla curiosità, intese queste cose.

«Dunque non c’è verso a trovarla? — diceva la cieca — Ma si fosse almeno certi della sua fuga...! Oh traditore! E colui? Affacciati, guarda se lo vedi sempre?

«Sì — rispondeva Margherita — è laggiù all’ombra degli avellani...»

Bianca udì; e quelle parole della zia le fecero come una fiammata levatasi improvvisa dal cuore per tutta la vita. Non sapeva bene il perchè, ma si sentiva ferita proprio nel vivo dell’anima; e fattasi forza salì, si mise dentro la sala, severissima nell’aspetto.

«Eccola! eccola! — gridò Margherita, battendo le mani e correndo ad abbracciarla.

«Donde venite? — chiese levandosi ritta, la cieca — E Bianca, più sempre ferita da quel sentirsi dare del voi rispose:

«Dal convento.

«Questa è la prima, e sia l’ultima volta che v’avrò vista allontanarvi.... da sola! Almeno, dico sin che io sarò qui....: dopo farete il piacer vostro!

«Ah zia» — sclamò Bianca, dandosi le mani nel viso; e col cuore alla gola salì in camera. Là il pensiero le ritornò sui giorni passati nella solitudine e nel pianto. Ma allora niuno aveva pensato di lei, quello che le pareva d’aver indovinato, nelle parole della zia. Adesso l’ingiustizia le parve troppa; troppa verso di lei, troppa