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quilli; e ad allevarvi figliuoli, robusti come i nodi di quelle roveri solitarie, che videro il mio frate e la fanciulla che l’andava a trovare.
Egli pigliava il fresco, seduto su d’una delle pietre che giacevano a piè della cappelletta; e lavorava a formare di canne un arnese, da farne un presente al barone. Appena le due visitatrici l’ebbero veduto, la cascinaia, da donna esperta, rattenne il passo; lasciando che Bianca andasse oltre da sè. Questa che non bramava di meglio, entrò sotto l’ombra delle querce, togliendosi la pezzuola che tra via s’aveva messa in capo; e il suo volto acceso dal caldo già forte a quell’ora, espresse subito il ristoro della freschezza che era là sotto.
Alle pedate leggere, il frate alzò il capo, e visto lei che discosta pochi passi si peritava a venire innanzi; levossi in piedi e le si fece incontro sorridendo:
«Che miracolo — le disse — che tu, figliuola mia, sia venuta sin qua con questo sole?
«Ci sarei venuta se anche avesse grandinato a baleni — rispose Bianca. — O perchè stamane non si è fatta vedere?
«Eh! a casa tua ci verrò di rado d’ora in poi; tua zia si è fatta capire che non le vado più a genio...
«Mia zia...? Ma le sarà parso, padre...
«Eh sì parso! E mi è parso che tiri dalla sua anche Margherita... Ma finchè avete in casa un uomo che soffre io ci verrò... Vedi? Stava appunto lavorando per lui quest’arnese, che è un’incannucciata da reggervi il braccio, quando uscirà a passeggiare...
«Padre — disse Bianca chinando gli occhi, vergognosa di aver lasciato che il frate entrasse pel primo a parlare di colui, che in parte era la cagione di quella sua venuta, — egli è già uscito.
«Ebbene? che c’è da farti rossa per questo?
«Egli mi trovò sola, e mi chiese quale sarà il giorno che io fisserò...
«Per le nozze, nevvero? Oh! E tu chi sa che avrai risposto...?