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Che al padre guardiano fosse paruta soverchia la frequenza di lui in quella palazzina, o gli avesse vietato di tornarvi? Bianca cominciava a formare congetture e a spazientirsi, s’affacciava ogni tantino a vedere se spuntasse da qualche parte, si provava a farlo partire colla fantasia ora dalla cella, ora dalla sagrestia; l’accompagnava contandone i passi, «eccolo — diceva — dovrebbe esser qui,» tornava ad affacciarsi...., nulla. Allora ripigliava il suo lavoro, stizzita.

Un giorno essa era sola nella sala; il signor Fedele s’era recato al borgo per sue faccende: damigella Maria e Margherita, essendo assai di mattino, non erano per anco venute fuori della loro camera; ed essa poteva pensare, sospirare, piangere a suo talento, che nessuno l’avrebbe turbata. Sfaldava tela, sebbene in tutti quei giorni, delle filacciche ne avesse fatte tante da bastare ad una intera coorte di feriti; e si sarebbe detto che non pensasse, come alla fine dovesse pur venire un giorno, in cui l’ospite non avrebbe più avuto mestieri di quelle robe. E sì che sapeva come egli, da un par di giorni, cominciasse a vestirsi, e stesse in camera coll’agonia di poter fare due passi all’aperto!

In uno di quei momenti in cui stanca d’affacciarsi invano, pensava al rimprovero da farsi al padre Anacleto, un fruscio, come di sandali, le si fece sentire alle spalle; ed essa levandosi ritta, nell’atto di volgersi a chi veniva, sclamò: «bravo, il padre Anacleto!» ma facendosi nel volto di fuoco, poi come un panno lavato, chinò gli occhi quasi persona colta in fallo, e giunse le mani tremando.

L’Alemanno, pallido, col braccio sorretto da una fascia annodata sul collo, severo e quasi bello, sebbene paresse intimorito, con voce impressa di gentilezza e d’affetto, le disse:

«Ed io?.... Io le fo paura? Veggo che ho osato troppo.... Ma, o Bianca, se m’avesse visto qua dentro in questi giorni....! Essere in casa sua, sapere che era sem-