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corona delle altre virtù. La povera fanciulla si mosse, si rattenne, tornò a moversi; allora egli la prese per la mano, e dicendole dolcemente: «andiamo» discese con essa.

Quale fu lo stupore del signor Fedele, quando vide Bianca venir oltre col frate; quella Bianca ch’egli temeva d’avere a scovare chi sa da qual buco, arrivando coll’Alemanno! Si sentì addosso quella gioia che fa fare ai fanciulli le capriole; e gli crebbe la forza per modo, che bastò da sè ad aiutare il barone a smontare da cavallo. Questi dal gran turbamento, si sentiva mancare, e penava a reggersi quei pochi passi: di che il signor Fedele pigliandolo a bracetto, accennò al servitore di tenersi più accosto. Quel frate che veniva incontro a quel soldato ferito; quel vecchio che menava il cavallo a cavezza; facevano un vedere assai pittoresco: ma l’occhio d’uno spettatore gentile, sarebbe rimasto fisso su Bianca, la quale tenendo nella sua la mano di Margherita; tinta d’un rossore leggerissimo in viso, stava sul ciglio dell’aia, dinanzi la palazzina; e pareva davvero una delle donzelle dei tempi antichi, nel punto che a piè del castello paterno accoglievano il corteo, venuto d’un altro feudo, a chiederle spose.

L’Alemanno si scoperse il capo, e fece un passo verso di lei, per chiederle scusa d’aver tanto osato; ma come colui che giunto su d’una vetta altissima veda il mare improvviso, ed esclama «infinito!» così egli sclamò: «Bianca!» poi tra pel patimento e pel travaglio del cuore, non vide più che un gran buio, vacillò e svenne. Felice se in quel momento avesse inteso il grido sfuggito alla fanciulla; chè sebbene fosse di pietà, l’avrebbe creduto d’amore: ma bisognò portarlo sulle braccia nella palazzina, e come corpo morto fu deposto sul letto del signor Fedele.

Durò in quello stato, che nulla giovò spruzzarlo d’acqua o dargli aceto a fiutare, quanto padre Anacleto ebbe tempo d’andare al convento, e tornarne accompagnato