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la sua ferita non gli dava noia, non chiedeva che d’essere lasciato in pace. A un tratto volti gli occhi al terrazzino, chiese a Don Marco:

«Quella casa là, è del signor Fedele, nevvero?

«Sì, rispose il prete, abbuiando in viso.

«Ci sarebbe modo d’averne nuove?

«Non è in borgo» disse Don Marco, mettendosi più sul riservato.

Il barone tacque un istante, che parve assopirsi: poi levandosi sul gomito ripigliò risoluto:

«Ah! voleva pur dirlo che, forse non era nel borgo. Don Marco, m’usi questa cortesia, faccia chiamare il signor Fedele, o io anderò da me a trovarlo dov’è.»

Il prete alzò gli occhi al cielo, quasi per dire addio alle speranze fallaci, concepite poco prima; gli parve di non meritare l’amarezza di quel che le circostanze gli davano a fare: e scrisse quel biglietto, che spacciato al signor Fedele, fece correre costui dalla villa al borgo, più presto che il barone stesso non avrebbe creduto.

Questi, a vederlo apparire sulla soglia della camera, balenò in quei suoi grandi occhi verdastri, d’una gioia ineffabile: e sebbene negli abbracciamenti il signor Fedele lo urtasse col petto proprio nella ferita, non fece cenno di dolore; ma quando si vide lasciato solo con lui, quasi continuando la dimanda che gli aveva fatta, il giorno in cui era partito pei campi della riviera, gli chiese: «e Bianca?

«Bianca? — riprese il signor Fedele — Bianca, non dico nulla, la vedrà. Alla lesta; se la sente di far un altro po’ di via? Alla villa ci si aspetta.... ci aspettano tutti colle braccia aperte....

«Oh! — sclamò l’Alemanno — un ferito in casa...! Si recano tante molestie....

«Molestie? In casa mia niuno sa che voglia dire questa parola. Alla lesta, ripeto, si tenga pronto, io torno in dieci minuti con una lettiga...