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— ho pensato tutta la notte a quelle cose che mi disse ieri; e l’idea del monastero, me l’ho quasi levata dal cuore.

«Ah!... quello era il mal passo! E dire che una volta messo il piede innanzi non lo si può più ritrarre! Gli è come a sposarsi; cari o no, son nodi che stretti una volta, la sola morte può sciorli...

«Oh sì...! — sclamò Bianca ponendo sè colla mente in ben altro campo, che non era quello in cui il frate la voleva tenere; ma egli accorto le troncò la parola, e riprese:

«Sì! sì! sì! tu dici, ma non sai nulla. Voi giovinette, a udirvi, conoscete il mondo più d’ogni vecchio...! E poi...; che sai tu? neanco la storia di quel nome, che ieri non mi volesti dire, e che adesso io so assai bene...; e ti debbo dire che, l’ira nobilissima da cui fosti presa udendomi chiamar indegno colui..., era mal consigliata da un affetto malissimo posto...!»

Questo dire sicuro e solenne, prostrò l’animo di Bianca, la quale a prima giunta pareva volersi levare a nuova difese.

«Padre — rispose essa chinando il capo, e poco dopo alzando gli occhi a lui, nell’atto in cui vediamo dipinte le sante sofferenti estasi dolorose: — io non so chi le abbia detto quel nome; io sono una povera creatura che diventerà scema; e non so che una cosa. Da un mese in qua mi si è oscurato il cuore; mi par d’essere in fondo a un abisso; a momenti m’agguanterei, per uscirne, a ferri infuocati; a momenti vorrei starvi per sempre, nè rivedere più il mondo, nè me stessa...!

«E di Giuliano... di questo giovane cui pare abbiano dato il nome dell’apostata sin dal sacro fonte, presaghi di quello che sarebbe diventato...; di questo Giuliano che legge libri proibiti, che non va in chiesa, non fa la pasqua, oltraggia i ministri dell’altare; e deve essere scritto a qualcuna di quelle Società, in cui si beve sangue facendo il patto; e s’impara il segreto infernale di mutarsi in qualunque bestia per far malefici; e si giura morte ai