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l’erta a spron battuto, venir annunziando, che laggiù oltre il Finale, i Francesi giungevano grossi all’assalto; e che le ordinanze Sarde, impotenti a reggere, già balenavano. Egli benedisse i repubblicani, pose in essi le sue combattute speranze, e quasi non credette a quella novella.
Ma era la verità: e l’alba che soleva vedere quel mare, coperto di burchielli, governati da pescatori mattinieri; quella spiaggia viva per frotte di donne intente a tirare le reti; quei colli popolati di gente affaccendata all’opere degli olivi; per tutto pace, canti e lavoro, a dar gloria a Dio padre! l’alba spuntava sopra quel lembo di terra, aspettata dagli uomini pronti a sgozzarsi.
Infatti giù giù, verso il mare, era cominciato il trarre delle artiglierie, cui rispondeva in guisa formidabile l’eco delle montagne, come si fossero accozzati là sopra tutti i tuoni del cielo. Il suono dei tamburi pareva un brontolio monotono; le trombe squillavano con certa rabbia guerriera; i Piemontesi davano dentro nella mischia per disperati. Gli Alemanni si schieravano, si serravano, guardavano i viluppi di fumo che parevano segnare l’avanzarsi dei Francesi; in breve ora furono anch’essi tirati nella battaglia; e tutto divenne offese, strage, a ferro, a fuoco, a pietrate, di che quelle rupi andarono sanguinose.
Mattia, sbalestrato di qua e di là, di su di giù, ora in mano degli Alemanni, ora dei Piemontesi; sempre chiedendo giustizia e sempre beffato e percosso: tentato a più riprese, e invano, di sgattaiolare; pesto, lacero, senza voce pel lungo sclamare, finì per cadere in man dei Francesi, con altri prigionieri parecchi. Pensando alle tante lame che s’era visto balenare sul capo; alle tante palle uditesi fischiare rasente gli orecchi; e vedendo che la battaglia durava accanita; tenne per un beneficio del cielo l’essere prigioniero dei repubblicani: ai quali, per dire il vero, avrebbe un’ora prima avvelenato il cibo, l’acqua, e sino l’aria se avesse potuto. Menato lontano parecchie miglia, al primo campanile che gli venne ve-