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amorosa luogo di madre; perdendoti come tu fossi morta, non potessero darsi pace, e morissero anch’esse di dolore: tu sapendolo là dentro, (e lo saprai perchè, in quei chiostri solitari, dove non si fa altro che patire e pregare per tutti i peccatori della terra, il cuore parla la verità); ebbene non ti sentirai pigliare dallo sgomento di aver fatto tanto male, d’avere aperto tre tombe ai tuoi più cari?»
La fanciulla ruppe in pianto, e le lagrime le caddero per le guancie sul seno affannato. Di che il frate mutò subito la voce e gli atti, e fattosi dolcissimo, soggiunse:
«Vedi? Oh, io lo so molto bene come sono fatti i vostri cuori! La solitudine, il chiostro, illusioni; ma l’obblio delle case nostre, dei nostri affetti, siamo sicuri di averlo acquistato? Non parlare più, per ora, di monastero. Se Dio ne’ suoi consigli t’avrà chiamata; quei consigli non mutano, e te li significherà meglio, domani, tra un mese, tra un anno, quando a lui piacerà... Oggi tu devi essere savia, avere più fiducia nel mondo..., voglio dire ne’ tuoi..., in tuo padre..., in me se mi degni...: insomma se t’ho a dire la verità, io temo che tu non mi dica nè tutto nè metà di quel che dovresti, ad uno cui domandi aiuto; e se debbo andarmene, io me ne vado...»
E fece atto di partire.
«Oh! no, padre, — sclamò Bianca rattenendolo colle sue candide mani; — non se ne vada, per amor di Dio! Adesso mi pare che avrei a dirle tante cose; ma ho un cerchio al capo, un cerchio come di ferro, di fuoco, e tutte le mie idee mi sembrano svanite...
«Via, — disse il padre Anacleto, segnando col dito il cuore della fanciulla; — le tue idee svaniscono, ma non svanisce quello che tu hai costaggiù. Dimmi il vero, Bianca, dimmelo che darai gloria a Dio! E perdonami se io entro in te, ma lo fo pel tuo meglio...; dimmelo, tu vuoi bene a qualcuno...»