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patimento, solo per aver potuto parlare quelle poche ore colla zia e colla sorella; rimase a quelle parole, come se venuta tapina a chiedere la carità, le avessero chiuso in faccia l’uscio di casa sua. Di che, chinando gli occhi mestamente, si volse addietro, salì le scale, ritornò nella sua camera, ai suoi silenzi. Margherita stette senza saper che si fare, addolorata di veder ricominciata la trista istoria: poi usci sull’aia singhiozzando da sola.

Allora il padre Anacleto, capì che sotto quei portamenti v’era qualcosa, di cui la cascinaia gli aveva fatti a ragione i grossi misteri. E valendosi della considerazione, in cui sapeva d’essere tenuto dal signor Fedele, presolo per la mano, con dimestichezza paterna, gli disse:

«Fedele, tu sei più vecchio di me, ma io sono più di te esperto della vita. Sai che io ti sono amico, non t’ho mai veduto così severo colle tue figliuole; che t’hanno fatto? Non mi hai detto or ora, come t’han mostrato d’amarti? Dacchè non ti ho riveduto, tu sei mutato in viso, ma molto mutato: segno che non sei contento! Perchè non sei venuto da me? A dirti il vero qualcosa mi diceva qua dentro: «egli non viene da te, e tu va da lui!» e sono venuto, ed ecco che non m’ingannai. Che posso per te? Noi siamo ai servigi dei felici e dei mesti, dei ricchi e dei poveri..... parla pure....

«Oh, padre! — rispose basso il signor Fedele — questa è la casa dell’afflizione! Se dura così un altro mese, qualcuno di noi sarà portato al sepolcro!

«Oh! — sclamò il frate — dunque c’è a mezzo qualche seria faccenda?

«Seria! altro che seria! — proseguì sospirando il signor Fedele, che stato in forse quei pochi momenti, aveva deciso di confidarsi al frate delle cose di casa sua: — i figliuoli de’ nostri tempi, non obbediscono più i loro padri, e il mondo va per la via torta....

«Il mondo si sfascia come un cadavere — sentenziò il padre Anacleto; ed ambidue uscirono all’aperto, met-