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CAPITOLO VII.
Ho fatto tardi, e la carità che volevamo usare al signor Fedele, ci fu tolta di mano da quel Minore Osservante, che aveva predicato a D.... la quaresima, e che trovammo in casa al pievano. Se ci fossimo affrettati, l’avremmo visto sedere a mensa, nella palazzina, più lieto che lungo, col padrone e colla famiglia in grande dimestichezza. Ma per narrare come vi fosse venuto, converrà che io torni a parlare di quella donnicciuola della cascinaia; la quale di certo non può aver lasciato memoria di sè, salvo per la mala azione d’essersi messa ad origliare i discorsi di Bianca, il primo giorno in cui le signore erano venute alla villa. Se ne rammenta il lettore? Allora proseguiamo.
Costei sin da quel giorno, aveva disegnato di correre al convento, per dire ogni cosa al suo confessore; di quei tempi usando molto confidare al confessionale i propri peccati e le faccende altrui. Ma in tante volte che vi era andata, non aveva potuto trovarlo, e la mattina della partenza dello stormo, la poveraccia teneva tuttavia sullo stomaco il gran peso di quel suo segreto. N’era tribolata come dal peccato mortale; e pensando al marito, al maggiore de’ figli, andati chi sa a quali sbaragli, non potè più reggere. S’affrettò verso il convento decisa a non moversi più, senza aver visto il padre Anacleto, senza essersi confessata a lui, senza averlo pregato a porre i suoi uomini nella guardia di Dio.