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Come piacque al diavolo, ripresero la via verso C..., dove arrivarono, come abbiamo veduto, che il sole era già alto. Il borgo pareva un formicaio. Vi si lavorava a più non posso a far cartocci, ad affilare vecchie armi d’ogni generazione. Di qua gli uni si facevano scrivere; di là gli altri davano carta o la pigliavano, di loro negozi, dinanzi ai notai, stando per andare tra la vita e la morte; sotto i filari d’olmi si davano le cariche ai maggiorenti, che pigliavano diletto ad essere elevati su su, grado grado, ai più alti onori della milizia, generali, colonnelli, capitani; guai al popolo se avesse dovuto provvederli tutti. Tuttavia le cose correvano onestamente; ma fra la moltitudine s’aggiravano certi ceffi, furfanti da bosco e da riviera, segnati nei libri della giustizia, e vissuti da anni mogi mogi; che adesso ripigliavano ardimento e parevano i più valorosi. Alcuni ribaldi affollavano la porta chiusa del caffè di Marocco. La moglie di costui tribolava in mezzo ad essi lagrimosa, supplicando pel marito, che poveretto stava morendo, e aveva in camera il prete che gli raccomandava l’anima. Povero Marocco! Due giorni innanzi gli avevano dato schioppo e cartocci, che stesse pronto a partire. Ma il meschino a vedere quell’arme, s’era sentito giù per la schiena come un secchio d’acqua diaccia; e fattala portar di sopra, stette un poco rannicchiato vicino al fuoco; poi levatosi in piedi pallido come un morto di tre giorni, prese la moglie in disparte, e le disse: «Tasta che cuore! Sono un uomo morto!» Postosi a letto, chiamato il cerusico, nè questi seppe trovargli il male, nè egli volle dirne la cagione; non tolse più gli occhi da quello schioppo, la baionetta del quale scintillava in un angolo della camera e gli pareva l’occhio d’un assassino. Chi l’avrebbe mai detto! Un uomo par suo, che aveva sempre avuti in casa soldati, s’era messo in capo che quello schioppo l’avrebbe ucciso; e poveraccio moriva proprio in quel punto, che un suon di tamburi, di corni, di trombe, un vociare di signori ornati di grandi pen-