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atti alla guerra, si provvedessero d’armi e di munizioni, quante bastassero per giorni quattro, e si tenessero pronti a movere contro i Francesi al primo cenno. Il Re parlava di premi e di pene; e il signor Fedele per parer di quelli non atti alla guerra, oltre a non recarsi più al borgo, quasi non usciva più dalla palazzina.

«O Madonna! — gli era venuto di sclamare una sera spogliandosi per andare a letto — se voi terrete i Francesi lontani dalle mie campagne; se mi renderete sano e salvo il barone e mi aiuterete a condur Bianca sulla buona via; vi edificherò una cappella proprio nel mezzo dei miei vigneti, e vi farò celebrare ogni domenica una messa da questi frati, santi servi vostri e del serafico San Francesco!»

Nei fondacci della sua coscienza, non credeva nè alla Madonna nè a San Francesco, nè agli altri Santi del Calendario: ma allevato a parlar ad essi colle mani giunte da bambino; a metterli in disparte da giovinetto; e da uomo maturo, ad averli sempre in bocca, e a giovarsene come di zucche legate ai fianchi per tenersi a galla sul pelago della bassa gente, che in essi avea fede e in Dio: adesso, di faccia al pericolo, si rivolgeva alla Madonna colla dimestichezza d’una femminetta, avvezza a parlarle a tu per tu, tutta la vita.

Quella notte s’addormentò con addosso l’indigestione delle brutte nuove avute dal cascinaio; il quale le aveva raccolte un po’ dai frati, un po’ dai campagnuoli; e qualche ora prima che fosse l’alba, si svegliò come persona cui venga fatta forza, molle di sudore e tutto scompannato il letto, pel grande agitarsi fatto nel sonno. Aveva sognato d’essere soldato del re, caduto in mano ai Francesi con grossa compagnia. I barbari, trucidato e sparato il più grasso tra i prigionieri, se lo mangiavano, e ne davano a mangiare anche a lui, che provandosi con ogni sua forza a schermirsi, si trovava agguantato nella coda e nel mento, e costretto a spalancare le fauci; mentre uno di quei ribaldi lo imboccava di quelle carni