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cuore, e avrei voluto restare ancora con lui. Ma egli si mosse, salì il colle, si volse ancora a guardarmi di lassù, poi disparve.

È sera, e ancora non pare che il nemico sappia che sia stato di noi. Deve esservi gran confusione nel campo borbonico. Ci hanno perduti di vista, e nessuno dice loro dove siamo. Gloria a questo popolo; non ha dato ai nemici una spia!

23 maggio. Sopra Parco. Dopo mezzodì.

Alla fine l’han saputo dove eravamo, e nella notte i borbonici si sono avvicinati. All’alba, in fretta in furia, fummo messi in movimento e salimmo quassù. Un buon braccio potrebbe scagliare una pietra di qui sui tetti di Parco. Abbiamo sotto di noi il Calvario e il cimitero a mezza costa; veggo le pietre sulle quali sedemmo ieri, con frate Carmelo. Quel monaco mi ha lasciato un non so che turbamento; vorrei rivederlo.

Staremo a campo qui, tutto il giorno, e forse anche domani. Che cosa si attende? Che significa questo aggirarsi intorno a Palermo, come farfalle al lume?

Maestose le rupi che abbiamo a ridosso e a destra. Indescrivibile la vista di faccia. Chi nasce