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di trenta. Gli ho quasi tutti dinanzi agli occhi, come erano due giorni or sono, baldi, confidenti, allegri. Ma un d’essi mi mette non so che sgomento nell’anima, quell’ufficiale che vidi a Novi, che rividi a Salemi, e non rivedrò mai più. Anche De Amicis è morto, e rimasto la nella gloria con nome non suo!
Meno da rimpiangere i morti, perchè i poveri feriti, raccolti in quel misero villaggio di Vita, soffrono Dio sa come, soli, senza cure, senz’altra difesa che la loro impotenza. E se vi capitasse una colonna di questi soldati feroci, che hanno l’ordine di non dar quartiere.
Tramonta il sole. Giù nella città le bande empiono l’aria di suoni. Mi narrano che vi fu cerimonia per la benedizione del Dittatore, fatta da un frate che ci segue fin da Salemi. Io non discenderò più di qui: non mi staccherò da questa bella veduta, finchè non sia notte. In quel fitto di boschetti laggiù veggo Alcamo, di qua a là una Tempe. Il Golfo di Castellamare chiude la scena e par che sfumi nel cielo, nel cielo libero al desiderio che vi si sprofonda. Quell’acque lontane hanno un sorriso di promessa, in cui l’anima si confonde, come