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nati, vedendo il rosso nelle file nemiche: ma i Siciliani che udirono li quetarono, rispondendo che anche gli ufficiali napoletani portano calzoni rossi.

Ci ponemmo a giacere, ed erano quasi le undici. Mi parve che fossimo stati a guardarci coi regi pochi minuti, eppure la prima schioppettata non fu tratta che all’una e mezza dopo mezzodì. I cacciatori napoletani scesi lunghi lunghi, giù per quelle filiere di fichi d’India, tirarono primi. Garibaldi gli aveva osservati a lungo da una balza, con Türr, Tuköry, Sirtori ed altri molti che gli stavano intorno. Io lo vidi malinconico e pensoso. Credo che a quel primo incontro sperasse... sperasse in una ispirazione che ai Napoletani non venne. Eppure nostra bandiera sventolava lassù nella luce!...

— Non rispondete, non rispondete al fuoco! — gridavano i Capitani; ma le palle dei cacciatori passavano sopra di noi con un gnaulìo così provocante, che non si poteva star fermi. Si udì un colpo, un altro, un altro; poi fu suonata la diana, poi il passo di corsa: era il trombetta del Generale.

Ci levammo, ci serrammo, e precipitammo in un lampo al piano. Là ci copersero di piombo. Piovevano le palle come gragnuola, e due cannoni dal monte già tutto fumo, cominciarono a trarci addosso furiosamente. La pianura fu presto attraversata,