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Balzai. Tutti quelli che erano sul ponte stavano ginocchioni, curvi, sporgendo le faccie a sinistra. Non si udiva che, un sussurro; le baionette luccicavano inastate.
— Ma che c’è?
E Airenta a me: — Una nave viene a furia verso di noi.
— Borbonica?
— Ha già suonato la campana, e Bixio ha comandato di non rispondere.
La nave veniva dritta sul nostro fianco, e il rumore delle sue ruote era concitato e rabbioso. Mi pare che il suo camino gettasse fiamme. Bixio piantato sul castello la investiva cogli occhi. Certo si preparava a qualche tragedia; magari a far saltare in aria sè, noi e la nave che ci era ormai quasi addosso. Non ho potuto capir bene quel che seguì, per un po’ di confusione che mi nacque vicino: solo intesi Bixio gridare: «Generale!». E poi fu una grande allegria.
Quella nave era il Piemonte. Il Generale che ci aveva preceduti, scoperta la crociera borbonica, tornò indietro in cerca di noi; ci trovò, si parlarono con Bixio, e ci riponemmo in via, mutando rotta.
Credo che ora siamo più vicini all’Africa che alla Sicilia,
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