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agitata dal vento. Bandiera italiana, villaggio toscano. Era questo di Talamone, sulle coste maremmane. Quando fummo vicini a terra, una barca venne a gran forza di remi verso di noi, portando il Comandante di questo castelluccio. Il valentuomo era mezzo sepolto sotto due spalline enormi, e aveva in capo una lanterna tutta galloni.
Che paese di povera gente! Carbonai e pescatori. La nostra discesa gli ha rallegrati.
— Come si chiama quel monte là in faccia?
— Monte Argentaro.
— E quelle case bianche, mezzo tuffate in mare?
— Porto San Stefano.
— Con una veduta come questa sempre dinanzi agli ocche, dovete fare una bella vita!
— Sì se si mangiasse cogli occhi. Ma... Basta... finchè si campa!
Cosi mi diceva un giovane carbonaio, mentre seguitava a discorrere, per farmi dire a sua volta chi siamo, e dove andiamo; io pendeva, proprio pendeva, dalle sue labbra, bevendo il dolce della sua lingua e pensando al mio dialetto aspro.
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Lo rividi disceso a terra. Lento e sorridente se ne veniva su per la salita, vestito da generale dell’esercito piemontese. I lunghi capelli e la barba