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le guide dei mille 263


essere, quei della sfida di Barletta, coi quali il Martignoni sarebbe stato bene quanto il Fanfulla. Tempestoso spirito in una persona da vestir di ferro, cadde combattendo a Calatafimi, dove, nella cripta del monumento che ora sorge su quel colle, credo che tra le altre riconoscerei le sue ossa.

Era suo grande amico Emilio Zasio, semplice Guida come lui. Ma questo bisogna leggerlo nella Camicia rossa di Alberto Mario, scrittore, amico suo, il quale (venga pure un seicentismo! ) scrisse del Zasio, intingendo la penna nella parte più viva del suo nobilissimo cuore. Chi passa per Pralboino nel bresciano, legge una lapide murata in una casetta modesta, e leggendo gli pare che quella casetta cresca, diventi castello, e ne venga fuori, coi suoi ventinove anni d’allora, il bel cavaliero che li portava per la Sicilia come una continuazione d’adolescenza; fantastico, impetuoso, temerario, e nell’ amare, nel volere, nell’ osare sempre grandioso.

Con lui, con gli altri, sfilano i rimanenti e più giovani tra le ventitre Guide; sfilano ancora nella memoria di chi li mirò il mattino del dodici maggio 1860, appena fuori di Marsala, mentre pel mare silenzioso su cui cominciava a tremolare l’alba, il Piemonte se n’andava rimorchiato dalle navi da guerra napolitane, e il Lombardo giaceva arenato su d’un fianco, quasi alla riva. Essi erano a ca-