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258 | le guide dei mille |
curuli, e valevano quei centauri ungheresi, che militarono per noi nella guerra del 1860. Tra i cavalli erano vissuti da giovinetti, signori o popolani che fossero; nessun caporale li aveva messi in sella, ma parevano soldati di ordinanza con otto anni di mestiere; esempio da tener in conto per le coscrizioni della cavalleria, che dovrebbero esser fatte nelle regioni dove il cavallo è il primo trastullo, la prima ambizione dell’adolescente, il suo primo trionfo. Chi a vent’anni non montò mai un cavallo, e vien messo allora alla prova, come diverrà mai un vero cavaliero da battaglia? Saran sempre parole dirgli che uomo e cavallo devono essere un corpo solo; e ad ogni modo sempre a quel corpo mancherà l’anima.
Dico bene, colonnello Missori, voi che comandavate le ventidue Guide di Calatafimi?
Allora il Missori aveva trentun anni, ed era così bello ed elegante che, se il nostro sesso potesse avere il suo gruppo di Grazie, non ultimo nel gruppo di quei tempi sarebbe stato certamente lui. E prode era; chè altrimenti non sarebbe stato possibile al comando di quel drappello, di cui erano parte altri più vecchi e provati di lui. Il quale, se queste parole gli capitassero sotto gli occhi, prego sul serio di non aversene a male; e prego sapendo io bene che, con certi uomini, è più facile sentirsi rimproverare di averli lodati, che d’averne taciuto.