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a mezza mattinata. Il Dittatore parlava a fronte scoperta, il Re stazzonava il collo del suo bellissimo storno. Forse nella mente del Generale passava un pensiero mesto. E mesto davvero mi pareva quando il Re spronò via, ed Egli si mise alla sinistra di lui, e dietro di loro la diversa e numerosa cavalcata. Ma Seid, il suo cavallo che lo portò nella guerra, sentiva forse in groppa meno forte il leone e sbuffava, e si lanciava di lato, come avesse voluto portarlo nel deserto, nelle Pampas, lontano da quel trionfo di grandi.
Sparanise, 27 ottobre.
Ma allora, se così fosse come si susurra, ogni cosa sarebbe spiegata! Re Vittorio fu freddo nell’incontro con Garibaldi? Gli è che Francesco secondo è suo cugino, e che egli lo aveva invitato alla gran guerra contro i nemici d’Italia, ammonendolo. Anche si aggiunge che esista una lettera. Francesco non volle o non potè dargli ascolto. Fortuna d’Italia! Ostinato e impotente continuò la storia di suo padre, e ora paga per lui.
Dunque certo contegno di Vittorio Emanuele nell’incontrarsi col Dittatore sarebbe stato un delicato riserbo? O han ragione quelli che pensano che allora egli meditasse le strane sorti dei Re?