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secondo, arriveranno i soldati di Vittorio Emanuele con lui in persona, discendendo dall’Abruzzo per la via di Venafro. Chi ribatte che da Venafro potrebbero venire delle buone anfore di vino, di quello antico che piaceva a Orazi, ma che battaglie di campo, dopo quella del primo d’ottobre, non se ne possono più avere. Allora si marcierà per incontrare il Re!

26 d’ottobre.

Non lo dimenticherò mai, vivessi mille anni, ma non saprò mai ridirlo preciso e lucido, come mi guizzò nella mente, il pensiero che già ebbe Catoni, conversando con me, quella notte là, vagabondi, per la campagna oltre Maddaloni. Sono quasi seicento anni, Carlo d’Angiò veniva in qua da Roma segnato e benedetto dal Papa, e si pigliava la corona di Manfredi, tra i morti di Benevento. Il papa gliela aveva data, purchè se la fosse venuta a prendere. Ma oggi un popolano, valoroso come... cos’importa dirlo? un popolano generoso come non sarà mai nessuno, semplice come Curio Dentato, delicato come Sertorio, anche fantastico come lui e sprezzatore come Scipione, in nome del popolo strappa quella corona al re di Napoli e dice a Vittorio Emanuele: È tua! —