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«Piemontesi.

«E dove andate?

«In Crimea, alla guerra.

«In Crimea, alla guerra!» ripetevano chinando il capo, e se ne andavano pieni di compassione.

Vedremo Palermo? Vedremo la piazza dove fu fatto l’Auto da fè di fra Romualdo e di suor Gertrude? Il Padre Canata ce lo lesse nel Colletta in iscuola; e leggendo pareva che schiaffeggiasse la plebe e i grandi, che banchettarono cogli occhi sul rogo.

Ricordo più dolce, mio padre narrava che l’anno della fame, 1811, essendo egli fanciullo, la gente si nutriva di certe mandorle grosse come un pollice, portate di lontano... di lontano... dalla Sicilia. — E che cosa è la Sicilia? — domandavamo noi fanciulli. E lui: — Una terra che brucia in mezzo al mare.

Nell’anno 1857, l’anno d’Orsini, d’Agesilao, di Pisacane, su per le colonne di via Po in Torino, lessi scritto col carbone: «Sicilia è insorta, all’armi, fratelli». Chi sa da qual mano furono scritte quelle parole? E se le scrisse un esule come sarà felice se per avventura è con noi.

Genova nelle ore supreme fu ammirabile. Nessun chiasso: silenzio, raccoglimento e consenso. Alla