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Salpando da Civitavecchia, lo settembre 1860.
Il capitano Lavarello, vecchio lupo di mare, livornese, ci chiamò in disparte e ci disse una bella cosa. «Ecco là. Quella goletta da guerra pontificia è l’Immacolata. Chi ci sta a un bel colpo da corsari? Tutti? Allora si aspetta un altro poco, si dice a tutti questi garibaldini di badare a noi, si salta sul Comandante del Carmel e sui suoi, si mettono giù sotto coperta senza toccar loro un capello, ma chi si muove guai! Un po’ di voi si calano dal vapore con una gomena, balzano sulla goletta del papa, spazzano nella stiva quei pochi mozzi che vi sono sopra, poi si legano a noi, io prendo il comando del Carmel e a tutto vapore rimorchio via l’Immacolata. Quando ne avranno accese le macchine, vi monto su io, lasciamo che il Carmel se ne vada al suo destino, e noi navighiamo verso la Calabria, a far della goletta un presente a Garibaldi».
Pareva cosa fatta. E si pregustava già non so che gioia, come a leggere Byron. Chi sa che strida le signore, chi sa il capitano francese che abbiam con noi, e il soldato francese che era là in sentinella sulla punta del molo! E poi chi sa che fuga giù pel mare, e che pericoli, e che misteri! Ma a un tratto il Carmel si mise a salpar l’àncora e