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a vederla, bolle di passione che si indovina. Quella è la Reggia. Dunque da quei balconi, mostrando loro i galeotti nel bagno, Ferdinando secondo diceva ai figli suoi che quelle catene erano l’alfabeto dei giovani prìncipi?
Lontano, lungo una via a mare, si vede una colonna di soldati che vanno, vanno, vanno. Chi sa cosa sarà di loro tra pochi giorni? Guardo il mare qui attorno. Forse il Carmel galleggia nel punto dove, improvviso, venne su dall’acqua il cadavere del Caracciolo, son sessant’anni. Tra questi vecchi barcaroli che vengono intorno al Carmel, vi potrebbe essere chi lo vide: eppure a noi il fatto dà un senso di antichità buia buia. Le barche della polizia ci rondeggiano intorno, ma dei signori napoletani son venuti a bordo lo stesso, e si son lasciati vedere a parlare con noi. Garibaldi, Garibaldi; è il loro spasimato desiderio, la loro agonia. Quando verrà?
Un signore nostro compagno di viaggio che fece un giro per la città, torna e dice che vi si parla d’una gran cosa avvenuta in Calabria. A Soveria Mannelli, Garibaldi avrebbe fatto deporre le armi ai quindicimila soldati del general Ghio! Ma allora che farà il re di Napoli? Si stenta a non lasciarsi prendere da un certo sentimento di compassione.