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ritornano forse le immaginazioni di noi sette od otto suoi scolari che siam qui; forse ricorda come ci faceva raggiar di collera quando ci leggeva nel Colletta la morte del Caracciolo, o gli eccidi dei Napoletani del novantanove; forse dice che alle guerre di Sicilia ci preparò egli stesso.
25 d’agosto. Spiaggia del Faro.
A Bagnara, là in faccia, sulla sponda Calabrese, gran lutto. Ieri, mentre sbarcavano quelli del Cosenz, fucilati dai Napoletani del general Briganti, cadde morto La Flotte nella sua camicia rossa di colonnello garibaldino. Narrano che mentre s’imbarcavano qui al Faro, il maggiore Specchi volle dargli una rivoltella, e ch’egli sorridendo e ringraziando avrebbe voluto non accettarla; perchè, disse, al primo colpo che avesse tirato contro un uomo, un altro avrebbe ucciso lui. Dunque voleva andar tra i nemici come il vecchio eroe dell’Henriade, che si cacciava nella mischia, sempre esposto a morire senza ammazzare mai? — La Flotte morì. Ma il Dittatore lo fa vivere per la gloria della Francia e dell’umanità, gridandolo nell’ordine del giorno con parole che valgono ben più d’ogni vita.
Dormirà La Flotte nella poetica terra di Calabria, che tanto ora è sua più che nostra: lo nomineremo