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arrivar di là. Non ho mai sentito com’ora l’avidità fusa da Virgilio nell’ombre del sesto canto:
..... Stavan pregando,
E le mani tendean pel gran desio
Dell’altra sponda....
E poichè tanto romanticismo portato da Garibaldi nell’arte della guerra, non fa dimenticare la gentilezza classica di Virgilio; io, immaginando la Corte di Napoli quale deve essere all’annunzio del Dittatore in Calabria, al rumor d’armi crescente, odo ancora la nota malinconica dell’Eneide che mescola di lutti diversi la reggia. Oh quella Regina, che pianti! Si capisce come il generale Bosco bello e prode, preso da tanto dolore si sia tutto votato ad essa dopo Milazzo. Ma Garibaldi indovino l’ha vincolato a non tornare in campo prima di sei mesi. E Francesco secondo perchè non monta a cavallo e non viene a piantarsi ai passi di Monteleone? Eccolo! Perire là; o ricacciandoci, affogarci tutti in questo mare, che di notte o di giorno vogliam passare.
22 agosto 1860. Al Faro.
E ora mi pare di aver più profondo, più intero, anche il sentimento di quei versi del Manzoni: Dolente per sempre chi Dovrà dir sospirando: io non