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quella certezza che aveva di trovare nell’isola, non sapeva chi, ma qualcuno conosciuto, caro, un amico; tutto mi veniva dall’aver letto, anni sono, il Dottor Antonio di Giovanni Ruffini. Me ne sono avveduto dianzi udendo rammentare questo libro, che mi tenne sull’ali tanti giorni dopo che l’ebbi letto. E fui lì per inginocchiarmi sull’arena, a ringraziare a mani giunte lo scrittore che dall’Inghilterra rivelò all’Italia questa parte delle sue terre, questo popolo qual è, o qual sarà, non importa.
11 agosto.
Una sfilata d’ufficiali. Quel colonnello quadrato, che camminando tentenna la testa grigia come minacciasse qualcuno dinanzi a sè, è un inglese che colla carabina coglie dove vuole. Si chiama Peard. Non ha un comando, ma tiene sempre dietro al corpo più vicino al nemico. Porta i suoi cinquant’anni come noi i nostri venti, fa la guerra da invaghito, tira in campo come a una caccia di tigri, ed ama l’Italia. L’altro che gli somiglia un po’ è il maggiore Specchi. Artista e soldato, ha sparso del proprio sangue dovunque si è combattuto per la libertà, in Italia e fuori, Non è mai stato al fuoco che non abbia toccata una ferita. L’ultima l’ebbe a Milazzo. Il Dittatore gli vuol bene come a un fratello; perchè hanno vissuto insieme