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Sui bastioni spuntano le teste dei cannonieri, le miccie fumano. Ma corre un ufficiale di Stato Maggiore, nostro, uno borbonico esce dalla cittadella; si incontrano, si parlano, si stringono la mano, poi danno di volta e tutto è finito. Commediole che fanno ridere, ma che a qualcuno costano care. Stamane la cittadella tirò persino una cannonata. La palla enorme sforò netto un casotto da doganieri, e andò rotolando lontano lungo il molo. I nostri corsero furiosi da tutte le parti, e vidi un mutilato giovane saltellare colla sua gamba di legno per tener piede ai più pronti. Agitava uno schioppo colla baionetta inastata, e gridava che era tempo di dar l’assalto.
Messina. Tornando da Torre del Faro. 28 luglio.
Sino a Torre del Faro è una deliziosa passeggiata. Per un tratto villaggi puliti anche assai; dopo, una landa sabbiosa via via fin dove balza la Torre bianca su da un mucchio di casupole grame. Poco verde là intorno; ma splende nel fondo il mare, poi la lontananza dove non si vede più che colla fantasia, chi n’ha.
In faccia a Torre del Faro, di là dallo Stretto, tira l’occhio una riga di verde cupo, a’ piè delle montagne, che paiono incalzarsi e venir giù rovinando