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Scesero a Scoglietti, e camminando a furia di sproni e di oro vennero difilati a Palermo.
Lo sciampagna fiottava dai bicchieri e dal cuore la gioia; gioia della vostra, o anime lombarde! Siete leggiadri e prodi.
9 giugno.
Gli abbiamo visti partire. Sfilarono dinanzi a noi alla marina, per imbarcarsi, una colonna che non finiva mai, fanti, cavalli, carri. A noi pare sogno, ma a loro!... Passavano umiliati, o baldanzosi. Superbi i cacciatori dell’ottavo battaglione che combatterono a Calatafimi e qui, lasciando qualche morto in ogni punto della città! Certo li comandava un valoroso.
Se ne vadano, e che ci si possa rivedere amici! Ma di qui a Napoli come è lunga la via!
10 giugno.
Tuköry è morto. Non in faccia al sole, non sotto gli occhi nostri nella battaglia, l’anima sua non è volata via sulle grida dei vincitori. Egli si è spento a poco a poco, in letto, vedendo la morte venire lenta, egli che soleva andarle incontro, galoppando baldo colla spada nel pugno. Gli avevano tagliata la gamba, rottagli da una palla al ponte dell’Ammiraglio; si diceva che l’avremmo visto ancora a