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fatta la posta sin dal dì innanzi, egli si era alfine rischiato d'uscire vestito da donna ; ma esse lo avevano riconosciuto, colto, ridotto che non si può descrivere. Fuggimmo inorriditi, ma ci consolammo subito, capitando a fare la scorta a certe suore di un monastero che andava in fiamme. Venivano condotte a un altro monastero da pochi dei nostri, esterrefatte per lo scompiglio che vedevano per tutto, e forse paurose di tutti quei picciotti che andavano attorno armati e minacciosi. Camminando in fila, si serravano a noi colla per- sona, ci investivano di non so che casto profumo, rimettendosi in noi confidenti ; e ci dicevano dei ringraziamenti affettuosi come a persone conosciute da molto tempo. Una di esse, giovanissima e bella, guardandomi con due occhi imbambolati, mi diede un reliquario di filagrana, con entro un ossicino di Santa Rosalia, raccomandandomi di portarlo sul petto, che mi avrebbe scampato da morte. Non ebbi cuore di ridere a tanta certezza di farmi del bene, e mi posi addosso il reliquario. Tra quelle monache ne vidi due, che parevano fatte di cartapecora, da tanto che erano vecchie. Esse sole non provavano paura, ci guardavano con cera sdegnosa, e si lascia- vano portare da due bergamaschi come due cose. «Chi sono quelle due suore ?» chiesi alla monacella del reliquario. «Sono due