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— Monacelle.

— Oh poverette!

— Viva Santa Rosalia!

— Viva l’Italia!

Ed esse a gridare: «Viva l’Italia!» con quelle voci soavi da salmo, e ad augurarci vittoria. Le vedrò sempre cosi come gli angeli dipinti dal Beato di Fiesole.

Entrammo in piazza Bologni, già occupata da un centinaio dei nostri. Il Generale, sulla gradinata d’un palazzo, stava interrogando due prigionieri, che piangevano come fanciulli.

— Volete tornare coi vostri? Tornate pure!... — diceva loro il Generale: ed uno fece atto d’andarsene, l’altro restò. Quello tentennò un poco, poi volle rimanere anche lui. Erano Calabresi, giovani; parevano stupiti di non essere stati fatti a brani.

Appena Garibaldi sedè nell’atrio del palazzo, rimbombò là dentro una pistolettata. «L’hanno assassinato!» urlammo noi dalla piazza, e ci affollammo alla porta. Non era nulla. Gli si era scaricato un colpo della pistola che portava a cintura, e la palla gli avea sforacchiato i calzoni, sopra il collo del piede. Ci rassicurammo. In quel momento arrivò Bixio.

Lo avevo visto poco prima lanciarsi tempestando addosso ad uno che, vedendolo ferito, aveva osato