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Pigliammo la via che scende da Marineo nella valle profonda. Si camminava lenti e quetamente; alcuni gruppi cantavano a mezza voce. Solo un Friulano, confuso nella settima compagnia, cantava alto con una voce d’argento, quattro versi d’un’aria affettuosa e dolente, che andavano al cuore.
La rosade da la sere
Bagna el flor del sentiment,
La rosade da mattine
Bagna el flor del pentiment.
Uscii dalle file e mi avanzai fino a quel cantore, immaginandomi che dovesse essere un Osterman da Gemona, amico mio dell’anno scorso. Invece era uno studente di matematica, che si chiama Bertossi da Pordenone.
— Bertossi! Era a San Martino in un reggimento piemontese?
— Sì, — mi rispose il compagno che interrogai.
— Allora deve essere quello, che pel suo valore fu fatto ufficiale, sul campo di battaglia?
— È quello, ma non lo dire; perchè se lo sapesse se ne avrebbe a male.
— Perchè?
— Perchè è fatto cosi!
Guardai quel giovane che ha vent’anni, e, alla barba nera e piena, pare di trenta. Stentava a credere che con quella fisionomia severa fosse stato lui a cantare, ma i versi del canto non erano indegni di lui.