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del benemerito scrittore pratese sono combattute dal Carotti con l’esame ed il confronto di opere di Andrea e di Giovanni, concludendo che il tabernacolo si avvicina più alla maniera del primo e che può ritenersi uscito dalla sua bottega.

È certo che l’opera eseguita nel 1520 seduce l’occhio e ricorda Andrea nella sobria policromia che dilagò invece quasi sempre in contrasti violenti con Giovanni; e appaga anche il gusto estetico, specialmente nelle figure degli angioli e dei putti. I festoni che scendono ai lati dell’edicola smaltata offrono l’unico motivo ornamentale che ricordi il lavabo di Giovanni Della Robbia nella Sacrestia di S. Maria Novella a Firenze, che fu una delle sue opere giovanili del 1497.

Il Reymond nel suo libro già citato sui Della Robbia, sostiene però che se il lavoro non è di Giovanni ha indizi caratteristici della sua maniera. Nel timpano è la Madonna che sostiene il bambino Gesù, in mezzo a due angioli adoranti; in basso segue una ghirlanda che racchiude uno stemma con nastri svolazzanti simmetricamente dalle due parti; e al disotto due putti alati, mossi assai elegantemente, che tengono per il manico un anfora da cui escono frutta e fiori, come da una cornucopia.