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Nella sala del consiglio vi sono affreschi della scuola di Antonio Vite, rappresentanti la Madonna e la Giustizia, ad attestare che nell’antico palazzo del Comune il simbolo della fede più pura si doveva collegare alla prima virtù del buon governo.

I primitivi associarono sempre l’idea religiosa alla politica cittadina, come vediamo nella Majestas di Simone Martini nel Palazzo publico a Siena e in quella di Lippo Memmi a S. Gimignano.

Altre interessanti pitture giottesche sono quelle di Niccolò di Pietro Gerini e di Lorenzo di Niccolò, nella chiesa di S. Francesco; il primo dipinse la Passione e la leggenda di S. Matteo e di S. Antonio di Padova; all’altro con qualche dubbio si attribuisce la Crocifissione di Gesù e la decorazione del soffitto con i quattro evangelisti che mi sembrano ridipinti1. Sono artisti che non hanno individualizzato il proprio stile ed hanno seguito

    lavoro sul celebre miniatore, attestano eloquentemente come non solo la sua tecnica era fine nel disegno e seducente nei colori, ma che anche la sua cultura impregnata di umanesimo era densa di pensieri religiosi.

  1. Riguardo ai rapporti avuti col Datini, alle ordinazioni ricevute e a notizie biografiche di Lorenzo di Niccolò. V. Cavalcaselle e Crowe op. cit. vol. II.